La sfida del Turismo in Sardegna

Il neo assessore regionale al Turismo, Gianni Chessa, dopo quella sua prima video intervista che ha suscitato più sorrisi che critiche, tanto é apparsa sconnessa e poco comprensibile, ha fornito al quotidiano Unione Sarda la sua visione sul settore ricettivo sardo in maniera più chiara.

 

Siamo vittime di troppi vincoli urbanistici e ambientali. Io ho il coraggio di battermi contro quelli eccessivi. Se a un albergatore impedisci di ampliare, blocchi investimenti e lavoro. Rispettiamo l'ambiente, ma qualche albergo vicino alla costa ci vuole. Anche nei 300 metri la cubatura esistente la si dovrà pure poter ampliare e adeguare”.

https://www.unionesarda.it/articolo/politica/2019/04/06/chessa-rispettiamo-l-ambiente-ma-qualche-hotel-vicino-alla-costa-1-864329.html

 

Vorremmo partire proprio da queste affermazioni dell’assessore, che individua la causa principale del mancato sviluppo del settore turistico della Sardegna nell’impossibilità di intervenire con la realizzazione di nuove strutture ricettive, nella fascia dei 300 mt dalla costa, diretta conseguenza della legge approvata, ormai quasi 15 anni fa dalla giunta guidata da Renato Soru, definita  “Legge Salvacoste”  per i principi di tutela della fascia costiera che ne stanno alla base.

 

É certamente vero che gli operatori della ricettività e delle attività ricreative al servizio dei turisti, come e forse più degli imprenditori anche degli altri settori produttivi, si scontrano quotidianamente con una burocrazia tanto opprimente quanto inefficiente, con mille regole farraginose e contraddittorie, con vincoli e ostacoli di ogni tipo spesso insuperabili.

 

Tutto ciò rappresenta senza ombra di dubbio un enorme limite allo sviluppo e un peso insopportabile per la maggior parte delle attività.

 

Ma siamo veramente convinti, come sembra esserlo l’assessore Chessa, che lo sviluppo del Turismo e il suo diventare, finalmente, il pilastro principale sul quale costruire il futuro della Sardegna passi per l’aumento delle cubature a ridosso di spiagge e scogliere?

 

La nostra isola ha oggi una capacità ricettiva complessiva stimabile tra i 500 e i 600 mila posti letto, distribuiti tra gli oltre 120 mila di alberghi e b&b, i circa 100 mila proposti dalla piattaforma online di Airbnb, gli almeno 200 mila delle seconde case per le vacanze, oltre poi a campeggi e agriturismi.

 

Eppure sappiamo perfettamente che mediamente quei letti, e nemmeno tutti, sono occupati per non più di 60/70 giorni all’anno nel solo periodo estivo, specificamente tra luglio e agosto.

 

Oggi in Sardegna, in una normale giornata di aprile, é presente nelle strutture censite dalla Regione, mezzo turista (0,50) per kmq di superficie dell’isola.

Nel frattempo, mentre piove anche li e le temperature sono simili, alle Baleari i turisti sono ben  40 per kmq e a Malta addirittura 90 per ogni kmq di territorio.

Eppure le Baleari offrono un numero di posti letto soltanto doppio rispetto a quello della Sardegna, mentre Malta nemmeno ci arriva.

 

È allora evidente che il problema della Sardegna non sta certamente nella sua capacità ricettiva se la stessa risulta così poco sfruttata nel corso dell’anno, con una stagionalità così breve da concentrare oltre l’80% delle presenze nei soli mesi estivi, da giugno a settembre, tipicamente dedicati al turismo balneare.

 

È sconvolgente constatare come l’albergo che è storicamente e autorevolmente l’emblema della sardità nel mondo dell’accoglienza, della valorizzazione della tradizione di ospitalità, il tempio riconosciuto della enogastronomia barbaricina, con piscina, centro benessere, palestra e un pacchetto di offerte di attività outdoor da svolgere nelle zone naturalistiche più straordinarie dell’isola, resti chiuso per ben 5 mesi all’anno, da novembre a tutto marzo.

Parlo di Su Gologone, il pluripremiato “Experience Hotel”, come giustamente si definisce nel suo sito web, che solo in questi giorni ha riaperto i battenti, dopo tanti mesi di chiusura.

 

Esiste dunque un problema ben più serio per la Sardegna se quella stessa offerta da valorizzare, citata anche dall’assessore Chessa, come può essere “il mangiare coi pastori, trasformando la vacanza in esperienza da vivere” funziona solo per alcuni mesi all’anno.

Esiste un problema se non si è mai stati in grado di trattenere o accogliere una parte significativa dei visitatori in periodi diversi da quelli canonici delle vacanze balneari, se Su Gologone è chiuso, se Porto Cervo e Porto Rotondo come tutti gli altri resort costieri appaiono dei villaggi fantasma per mesi e mesi.

 

Ecco perché anche la parziale liberalizzazione di nuove cubature da tanti invocata e sposata dall’assessore non è una soluzione, ma può invece plausibilmente  soltanto creare ulteriori fantasmi a tempo.

 

Si ritiene che gli alberghi necessitino di nuove cubature per realizzare servizi indispensabili per attrarre turisti in bassa stagione?

Se si parla di interventi non impattanti sull’ambiente siamo più che favorevoli, ma ad una precisa condizione: che le autorizzazioni siano vincolate all’impegno, come minimo decennale e garantito da fideiussioni bancarie, di offrire l’apertura dell’albergo interessato per almeno 10 mesi all’anno e di mantenere una percentuale definita di forza lavoro occupata per l’intero anno.

Come ovviamente le (vere) manutenzioni devono essere rese possibili e non ostacolate con cavilli e regole contorte per le molteplici interpretazioni.

 

La strada per trasformare la Sardegna in isola delle vacanze, per almeno 300 giorni all’anno, è lunga, ripidissima e piena di difficoltà, e andrà costruita, con impegno e fatica, passo dopo passo.

 

Tra i primi passi opportuni rilanciamo anche a questa giunta la proposta che, come associazione no-profit Sardegna Canton Marittimo, abbiamo già presentata al presidente Pigliaru e ai suoi assessori nel corso di un incontro con il responsabile dello sviluppo dell' EHL - Ecole Hoteliere de Lausanne: realizzare nell’isola una Scuola Internazionale della Ricettività e del Turismo in partnership con le eccellenze mondiali nel campo che hanno sede in Svizzera, da individuare fra le tre Scuole di specializzazione nel management dell'Ospitalità che occupano le posizioni di vertice nella specifica classifica mondiale tra università (L'EHL occupa il primo posto assoluto).

https://www.topuniversities.com/university-rankings/university-subject-rankings/2019/hospitality-leisure-management

 

La Sardegna potrebbe diventare il laboratorio ideale per far germogliare risorse manageriali e  per sviluppare strategie e pratiche per il Turismo del futuro, magari da sperimentare e collaudare direttamente sul campo proprio nei periodi di bassa stagione. Assumendo un ruolo importante e conquistando visibilità e credibilità nello scenario turistico internazionale.

 

Ne parlammo, tempo fa, ipotizzando una possibile futura destinazione per la Fiera di Cagliari quale location per quell'Università. Riconfermiamo oggi che quella potrebbe essere una sede ideale, anche se non necessariamente l'unica.

https://cantonmarittimo.jimdo.com/2016/02/15/perch%C3%A9-un-campus-universitario-turistico-alla-fiera-di-cagliari-%C3%A8-una-buona-idea/

 

Non possono esservi dubbi sul fatto che qualsiasi progetto di successo non può prescindere dalla Formazione !!!