Scorci di un Isola: la Sardegna vista dalla Svizzera

Nel magazine della Coop Svizzera, il secondo gruppo della grande distribuzione elvetica, con oltre 2 milioni e mezzo di soci consumatori e più di 1200 punti vendita, si parla di Sardegna.

Un bell'articolo di Claudio Agostoni, nel numero 29 di luglio 2017 ha presentato una zona della Sardegna non esattamente al centro dei percorsi turistici classici, anche per questo particolarmente affascinante.

La rivista settimanale pubblicata dalla Coop CH viene distribuita in milioni di copie, nelle tre lingue principali, tedesco, francese e italiano, e con circa 3,5 milioni di lettori e oltre 2,5 milioni di copie, i tre settimanali della stampa di Coop svizzera (Coopzeitung, Coopération e Cooperazione) sono le riviste più lette in Svizzera .

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Nella Sardegna più selvaggia

Viaggio alla scoperta di un’isola lontana dal glamour. Il Sulcis offre paesaggi mozzafiato, onde per i surfisti e suggestivi villaggi minerari abbandonati. 

 

Tra i resti delle miniere di Carbonia e le dune di Piscinas c’è una Sardegna che merita di essere scoperta. Ottima per capire come  quest’isola sia un perfetto connubio tra terra e mare. Qui, lontano dal glamour, c’è una Sardegna ruvida, capace di regalare angoli di bellezza selvaggia. La colonna sonora spesso è quella prodotta dal maestrale. Non tutti sanno che Buggerru è uno dei luoghi di culto di chi è convinto che il capolavoro della cinematografia di tutti i tempi sia Un mercoledì da leoni, pellicola culto del 1978. Buggerru è nella lista dei desideri dei surfisti per svariati motivi.

Le onde sono molto frequenti e, a differenza della maggior parte degli altri spot, si può surfare anche nel corso di una perturbazione, quando ovviamente le onde sono più “invitanti”. Senza dimenticare che nelle vicinanze ci sono almeno altri due validi spot dove aspettare l’onda perfetta: quelli di Portixeddu, una spiaggia dorata bordata da dune ricoperte da querce e ginepri, e Cala Domestica, uno stretto fiordo incastrato tra due promontori. Località che sono dei piccoli paradisi anche per chi “la tavola” la ama solo se apparecchiata e si accontenta di andare al mare per fare un bagno e prendere il sole. Per costoro è super consigliata la spiaggia di Scivu, la più segreta di tutta l’isola. Nascosta tra una colonia penale e le falesie di Capo Pecora, è raggiungibile percorrendo una stretta strada panoramica che si snoda in un deserto di cisto e mirto. Più conosciuta, ma relativamente affollata anche in alta stagione grazie alla vastità del suo arenile, è la spiaggia di Funtanamare, apprezzata per la fine sabbia dorata-grigia chiara e per il suo mare verde e poco profondo. 

 

Un passato minerario

Nelle adiacenze, quando la sabbia lascia il posto alle scogliere, appesa a un dirupo a strapiombo sul mare, fanno bella mostra di sé i resti di quello che, secondo alcuni, è  il “colosseo” dell’archeologia mineraria sarda: la laveria La Marmora. Appare improvvisamente allo sguardo di chi viaggia lungo la costa in direzione di Nebida e in effetti, i suoi archi e le colonne che si affacciano sul mare, a un primo sguardo possono essere scambiati per un  monumento antichissimo. Risalgono invece alla fine dell’800, l’epoca d’oro dell’estrazione mineraria. E i resti di questo mondo ormai scomparso sono il secondo motivo per cui va scoperto questo lembo sud-occidentale della Sardegna. Villaggi minerari abbandonati  e splendidi reperti di archeologia industriale, intrisi di una storia spesso drammatica, regalano emozioni profonde. L’entroterra selvaggio che corre da Buggerru a Montevecchio, ma anche qualche scampolo nelle adiacenze del mare, si offrono ad un turismo che nella storia del lavoro dell’uomo, nelle sue fatiche e nelle sue emozioni, trova la sua ragione di esistere. Questo viaggio non può che iniziare dal Villaggio Asproni,  uno dei più interessanti borghi minerari della regione. Lo stato di conservazione lascia a desiderare, ma meritano un sopralluogo il serbatoio dell’acqua, una bella fontana e una chiesetta che al suo interno ospita una nicchia dedicata a Santa Barbara.

 

Borgo minerario fantasma

La visita al villaggio Asproni è ancora più affascinante nelle notti stellate, quando il chiarore lunare nasconde i lati più rovinati delle costruzioni e in compenso le ombre creano un fascino magico. La visita notturna è però sconsigliata ai deboli di cuore  perché una leggenda racconta che è possibile imbattersi nello spettro del Cavalier Toro. Più di un abitante della zona garantisce di averlo incontrato sia nel villaggio, dove usa manifestarsi  in un vortice di vento, sia nei dintorni della laveria, dove appare a cavallo e, come nei migliori racconti horror, senza testa. Il Cavalier Luigi Toro era un importante esponente della borghesia agraria locale. Ricchissimo, nella sua casa aveva l’illuminazione in ogni stanza, l’acqua corrente e persino i rubinetti (una rarità nel 1906). Per contrappasso la vita troppo dura delle miniere, i bassi salari, le tasse pesanti e le pessime condizioni di lavoro portarono alla ribellione degli abitanti della zona, che nel maggio del 1906 iniziarono a manifestare per le vie di Gonnesa.

Il Cavaliere chiese l’intervento della forza pubblica che, anziché placare gli animi, sparò sulla folla assassinando tre persone. È arrivato il momento di andare al mare e, prendendo la deviazione per  Nebida, con una cinquantina di chilometri  si arriva a Buggerru. La strada regala un ottimo squarcio panoramico sul Pan di Zucchero, un faraglione di calcare cambrico che si erge dal mare a poca distanza dalla costa, nelle vicinanze di Masua. Da queste parti, anche quando la strada sembra dirigersi verso l’interno, l’aria profuma di mare. La terra però sa di miniera. E così, lungo queste coste, nelle adiacenze di calette dalle acque cristalline, è facile imbattersi nello sbocco di una galleria mineraria. 

 

Dinasty sarda

Lasciato il Sulcis Iglesiente, si entra nel Medio Campidano e si procede tra colline ricoperte da arbusti di lentischio, corbezzolo, elicriso e cisti marini. In quest’area, circondata da 1200 ettari di boschi di lecci e macchia mediterranea, si è consumata una Dinasty sarda di fine Ottocento: quella dei Sanna. Per intuirne i fasti basta visitare il palazzo della direzione delle miniere di Montevecchio. Ultimato nel 1877 sul panoramico colle di Gennas è una vera e propria dimora principesca di 22 stanze, perfettamente restaurata tra il 2001 e il 2005 dal Ministero per i Beni Culturali. Uno sfarzo che lascia intuire quale tesoro avesse scoperto l’unico privato ad avere in concessione un intero giacimento: un filone di blenda e galena lungo 12 km, il più importante d’Europa. Scendendo verso il mare e proseguendo per una manciata di km verso sud si avvistano le Dune di Piscinas.

Su di loro vigila, in lontananza, il massiccio vulcanico del monte Arcuentu (784 metri), la cui curiosa sagoma ricorda un uomo dormiente dal naso aquilino. Un paesaggio che nel Mediterraneo non ha eguali. È il Sahara sardo, titolare di dune alte sino a 100 metri, diventate da qualche anno patrimonio dell’Unesco. Modellate e trasformate continuamente dal maestrale, sono tra le più grandi d’Europa e, ricoperte di ginepri contorti e gigli selvatici, arrivano sino al mare. È in questo panorama da favola che troneggia il vecchio deposito minerario, da qualche anno trasformato in hotel. Camminando sulla sabbia si incontrerà anche qualche carrello di quelli che servivano a trasportare i minerali. In quest’angolo di Sardegna, il connubio tra natura selvaggia e gli echi del mondo della miniera, è decisamente inscindibile..."

(di Claudio Agostoni  per  Cooperazione, la rivista settimanale di Coop Svizzera)

 


Alcune mie foto delle spettacolari zone delle quali si parla nell'articolo del giornalista Claudio Agostoni.

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