
La Sardegna è una terra ricchissima di opportunità, dove però queste ricchezze rimangono troppo spesso accuratamente nascoste e ignote ai suoi stessi abitanti, i primi che dovrebbero apprezzarle e valorizzarle.
Questo è probabilmente il risultato di un micidiale mix di inconsapevolezza, rassegnazione, indolenza e incapacità che, evidentemente, contraddistingue prima di tutto gli amministratori pubblici, ma che non manca anche in noi stessi, semplici cittadini sardi.
Ho avuto l'ennesima dimostrazione lo scorso fine settimana, scoprendo un altro incredibile tesoro, nascosto e, per questo, ignorato.
Parlo della ex ferrovia Calangianus-Monti, oggi trasformata in pista ciclabile (o anche in percorso escursionistico).
Sono 27 chilometri spettacolari e unici che si snodano tra boschi secolari di querce da sughero, imponenti picchi granitici e panorami mozzafiato, che arrivano a spaziare dal monte Limbara a ovest sino all'isola di Tavolara a est.
Un autentico tuffo nella natura dove, per lunghi tratti, il segno della presenza umana si limita al solo sentiero che si percorre, realizzato alla fine dell' '800, come tratta ferroviaria per collegare i paesi della Gallura, al suo capoluogo Tempio Pausania.
Così, efficacemente, lo descriveva già nel 1918 la Guida del Touring Club Italiano «Questo tronco, anche per un viaggiatore affrettato, è uno dei più interessanti per il caratteristico paesaggio alpestre attraversato e per la vista del Limbara e dei suoi contrafforti. Il paesaggio granitico in cui sono aperte le vallate percorse dalla linea ferroviaria, alternate con belle conche verdeggianti, ricche di coltivi e di vigneti, ma tutte racchiuse da una maestosa cerchia di monti di severo e tormentato profilo, presenta una delle più belle attrazioni naturali del viaggio dell’isola».
Si trattava di un progetto dell'ingegnere napoletano Alfredo Cottrau, realizzato al tempo dalle Strade Ferrate Secondarie della Sardegna,, apprezzabile anche oggi perché a bassissimo impatto ambientale, con il pieno rispetto delle bellezze paesaggistiche del territorio e senza opere quali tunnel e viadotti, che seppur spettacolari come in altre zone della Sardegna, avrebbero comunque segnato un zona così selvaggia.
Nel lontano 21 luglio 1958 le locomotive a vapore percorsero per l'ultima volta quei binari, sostituite dai pullman che da quel momento ne raccolsero il testimone sulle strade asfaltate.
Dall'abbandono della linea ferroviaria per arrivare all'attuale pista ciclabile sono trascorsi quasi sessant'anni, ma anche oggi lo spettacolo offerto da un percorso alla portata non solo di qualsiasi cicloturista, ma, grazie alle sue pendenze limitate, anche di chiunque sappia solo andare in bicicletta, è sempre garantito e veramente imperdibile.
Ma è qui che arrivano le dolenti note, che purtroppo sono una costante della Sardegna, perché un tesoro così prezioso e unico, non viene promosso in alcun modo, non viene per nulla valorizzato, non produce alcun valore aggiunto in termini turistici ed economici.
Personalmente l'ho scoperto per puro caso, nel blog di un volenteroso ragazzo, Gabob, appassionato di escursioni (che ringrazio per la dritta !!!).
Non ne esiste alcuna traccia nel sito dei Comuni di Calangianus e di Monti, non se ne parla nel sito istituzionale Sardegna Turismo, non lo cita nemmeno lo specifico sito web regionale Sardegna Sentieri.
Come non ci sono nemmeno le indicazioni stradali lungo le strade che conducono alla pista...
Come dovrebbero scoprire questa attrazione eccezionale i milioni di turisti che arrivano ogni anno in Sardegna, e in particolare quelli che frequentano le coste galluresi a pochi chilometri di distanza, ma anche gli stessi "turisti" sardi che, anche essi non la conoscono, resta un autentico mistero.
Infatti in una bella domenica di metà maggio, abbiamo incontrato nelle oltre tre ore trascorse tra Calangianus e Monti, appena quattro ciclisti....
Come si possa pensare di creare economia e opportunità di lavoro, è ancora più inimmaginabile.
Eppure non dovrebbe essere difficile promuovere le attività di supporto allo sfruttamento in chiave turistica di un'attrazione così straordinaria: un noleggio di bici, un servizio di navetta per tornare al punto di partenza per coloro che non volessero ripercorrere i 27 km di pista, un servizio di ristoro, magari sfruttando gli esistenti caselli ferroviari, programmi di escursioni giornalieri dalle località turistiche della costa.
Dovrebbe essere chiaro a chiunque abbia avuto la volontà di osservare come funzionano le cose nel resto del mondo che una simile opportunità potrebbe tranquillamente significare qualche decina di posti di lavoro, impegnati in un turismo sostenibile con un bassissimo impatto ambientale.
Ma qui in Sardegna, purtroppo non funziona così.
Si preferisce parlare, tanto, e poi non agire di conseguenza.
Come ha fatto, non certo l'unico, anche l'ex Assessore al Turismo, Francesco Morandi, accompagnato dallo stuolo di amministratori locali, che nel gennaio 2015 proprio a Calangianus, intervenendo nel solito "blablabla" pubblico, affermava quanto la valorizzazione «del turismo alternativo (bici e trekking) si proponga di contrastare lo spopolamento di alcune aree dell’isola con la valorizzazione degli antichi sentieri e degli itinerari escursionistici.. ...».
Il risultato l'ho visto domenica scorsa nella mia gita solitaria in Gallura !!!
Oppure annunciando piani faraonici, pure sulla carta anche molto interessanti, come il progetto da 225 milioni di euro per 2000 chilometri di piste ciclabili, promosso dall'attuale Giunta regionale.
Ma prima, vogliamo almeno cercare di far funzionare i 27 chilometri, già pronti e disponibili, che di quei 2000 chilometri futuri rappresentano già da oggi uno dei punti di maggior interesse ???
Nel frattempo, personalmente, inizio con il proporvi le immagini dello splendido percorso ciclabile della ex ferrovia Calangianus - Monti, e invito tutti a fare una bellissima pedalata nella meravigliosa Gallura !!!
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