
Un referendum consultivo a Sant'Antioco per decidere se realizzare un tunnel al posto del nuovo ponte progettato per un miglior collegamento tra l'isola madre e l'isola di Sant'Antioco
Oggi l'assessore ai Lavori Pubblici della Regione Sardegna, Paolo Maninchedda, nel suo blog Sardegna e Libertà, ha intitolato un suo post "Non si fanno le opere pubbliche a dispetto di Dio e dei santi" affermando tra l'altro che il consenso di un Comune e della sua cittadinanza dovrebbero essere vincolanti, soprattutto quando comportano una visione strategica importante come è quella che è qui in discussione.
Infatti mentre gli Svizzeri hanno appena votato con un referendum a favore di un opera ciclopica come sarà il raddoppio del tunnel del San Gottardo, che con 16,9 km è la galleria stradale più lunga delle Alpi e la terza più lunga al mondo, a Sant'Antioco, molto più umilmente, i consiglieri comunali di opposizione propongono un referendum per chiedere ai cittadini di esprimere una scelta tra la costruzione di un nuovo ponte o quella di un tunnel di poche centinaia di metri per collegare l'isola sulcitana all'isola madre della Sardegna.
L'isola di Sant'Antioco è infatti separata dalla "terraferma" della Sardegna da un istmo lungo qualche chilometro, in parte naturale e in parte frutto delle opera umana.
Furono i Romani intorno al II° secolo A.C. a realizzare una serie di ponti in pietra per unire alcuni isolotti alluvionali del rio Palmas ed un istmo di sabbia che si protraeva naturalmente verso l’isola, dove era situato l’antico centro politico e culturale fenicio-punico di Sulky. Dell’antica opera stradale di epoca romana rimane solo il Ponte Romano a due arcate. La parte ora visibile era la terza di tre ponti oggi andati persi.
Sotto quel ponte tra l'altro da tempo non scorre nemmeno più l'acqua perché durante la seconda guerra mondiale quel tratto di mare venne riempito per consentire un passaggio più agevole alle truppe.
L'attuale ponte stradale, costruito nel 1981, è troppo basso per consentire il passaggio di grosse imbarcazioni da diporto e di barche a vela, tagliando sostanzialmente fuori il porticciolo turistico della cittadina di Sant'Antioco da quel traffico turistico.
Ecco perché nell'ambito del cosiddetto Piano Sulcis, la Regione Sardegna ha stanziato 40 milioni di euro per la realizzazione di un nuovo ponte che, insieme al dragaggio del canale di navigazione in laguna permetterà "il passaggio di imbarcazioni a vela di grosse dimensioni, alle quali è attualmente impedita la navigabilità".
E' a questo punto, dallo scorso mesi di marzo, che gli otto consiglieri comunali d'opposizione di Sant'Antioco chiedono un Referendum Consultivo affermando che "il 90% della popolazione é favorevole alla realizzazione del sottopasso-tunnel" al posto del ponte alto trenta metri che avrebbe un impatto paesaggistico molto maggiore.
Un referendum, dunque, nella piena tradizione della Democrazia Diretta: uno spiraglio di amministrazione pubblica e condivisione con la popolazione secondo l'esempio elvetico.
Ma forse questo referendum non ci sarà mai.
E' stato sufficiente solo evocarlo perché anche lo stesso Sindaco, che prima aveva "subito" la decisione del ponte imposta dall'alto, oggi affermi "che bisogno c'é del referendum, mi sembrerebbe di buttar via dei soldi (30.000 euro) in quanto sono convinto che oltre il 90% delle persone voterebbe a favore del tunnel-sottopasso".
Quindi probabilmente ancora nessuna "prova tecnica" di Democrazia Diretta in Sardegna.
In una Italia dove è il Presidente del Consiglio dei Ministri, nel suo ruolo istituzionale, che pure invita all'astensione nei referendum popolari......
Peccato, dopo il Referendum per il Tunnel del San Gottardo in Svizzera, quello per il Tunnel di Sant'Antioco in Sardegna sarebbe stato molto significativo !!!!
Scrivi commento
gianni (venerdì, 15 aprile 2016 09:31)
ciò che fa perdere le speranze è proprio l'arrogante e presuntuoso atteggiamento del sindaco.
Se non altro,come prova tecnica, è ben riuscita quella: "dell'egemonia diretta"; piuttosto che quella della "democrazia diretta".