
• La Sardegna è praticamente sconosciuta nel mondo.
• Per vendere i nostri prodotti, Sardi, ci aggrappiamo troppo spesso alla fama del Made in Italy
• Abbiamo ancora troppa difficoltà a promuovere un’azione comune tra imprese sarde dello stesso settore anche per andare insieme verso l’estero
• Il Turismo non viene considerato come la prima vetrina ideale per promuovere le nostre produzioni tipiche verso l’esterno (quantomeno da parte del governo regionale che ha ritenuto di non dover coinvolgere nell’evento anche l’assessorato al Turismo)
• Sembra esserci più attenzione, almeno da parte di alcuni operatori sardi, verso mercati lontani come quelli dell’estremo Oriente e degli Stati Uniti che verso quelli molto più vicini dell’Europa continentale.
• La Sardegna è praticamente sconosciuta nel mondo.
• Per vendere i nostri prodotti, Sardi, ci aggrappiamo troppo spesso alla fama del Made in Italy
• Abbiamo ancora troppa difficoltà a promuovere un’azione comune tra imprese sarde dello stesso settore anche per andare insieme verso l’estero
• Il Turismo non viene considerato come la prima vetrina ideale per promuovere le nostre produzioni tipiche verso l’esterno (quantomeno da parte del governo regionale che ha ritenuto di non dover coinvolgere nell’evento anche l’assessorato al Turismo)
• Sembra esserci più attenzione, almeno da parte di alcuni operatori sardi, verso mercati lontani come quelli dell’estremo Oriente e degli Stati Uniti che verso quelli molto più vicini dell’Europa continentale. Il che è giustificato solo per il Pecorino Romano che ha negli USA il suo principale mercato di riferimento
Queste sono le idee che mi sono fatto l’altro ieri, dopo aver partecipato alla conferenza nella quale gli Assessori regionali all’Industria e all’Agricoltura, con il Presidente della Regione, hanno presentato il nuovo programma triennale studiato per favorire l’export delle imprese sarde verso i mercati esteri, e avere ascoltato, oltre alle parole degli amministratori regionali, le esperienze degli imprenditori coinvolti nella tavola rotonda, in rappresentanza di alcune delle più importanti aziende esportatrici del settore enogastronomico della Sardegna.
In quello che è il nostro fiore all’occhiello, che potrebbe dare risultati potenzialmente di gran lunga superiori per l’economia dell’Isola, il settore agroalimentare, siamo delle pulci rispetto anche alle altre regioni italiane.
Con circa 170 milioni di euro di export annui la Sardegna è al 16° posto della classifica nazionale.
Se poi consideriamo che quasi il 60% di questa cifra è rappresentato dall’export del solo Pecorino Romano verso il solo mercato USA, possiamo capire quanto la nostra presenza sulle tavole del mondo sia del tutto infinitesima.
Tutte le nostre cantine messe insieme riescono a produrre un export totale nel mondo di poco più di 20 milioni di euro (con la Svizzera secondo importatore dopo la Germania).
Solo per fare degli esempi la Sicilia sviluppa nel settore oltre 4 volte i nostri volumi, come altrettanto fa con una popolazione ed una superficie territoriale molto più piccola della nostra il Friuli Venezia Giulia che in una anno supera i 110 milioni di export nel solo settore vinicolo.
Dovremmo e potremmo crescere tantissimo.
Dobbiamo indubbiamente far conoscere e valorizzare il marchio “Sardegna”, ma lo dobbiamo fare dove questo è possibile, in zone a noi molto più vicine senza pensare che potrà mai succedere che negli USA, per non parlare della Cina o del Giappone, si abbia un’idea diffusa di cos’è e dove si trova la Sardegna. Forse che noi distinguiamo i diversi arcipelaghi caraibici o abbiamo una vaga idea di quelli del Mar del Giappone ???
Dobbiamo cercare di staccarci dal “traino" del Made in Italy e distinguerci come MADE IN SARDINIA. Nella maggior parte dei casi, questo legame con la penisola può essere solo controproducente….
I nostri territori, la nostra gente, la nostra cultura e le nostre tradizioni hanno la loro identità forte, ben diversa da quella italiana. Di questo dobbiamo essere fieri e questo dobbiamo far capire ai mercati
Invece spesso ci presentiamo come “italiani, i “fratelli poveri e un po’ sfigati”, se parliamo per esempio di vino, dei Toscani o dei Piemontesi che hanno una forza e una tradizione sui mercati esteri esponenzialmente superiore alla nostra e ci fanno letteralmente scomparire come identità territoriale.
L’ unicità della Sardegna deve essere il nostro marchio e la nostra bandiera, sempre, a partire dal Turismo, dato che chi visita la Sardegna può diventare il primo consumatore e il primo ambasciatore per i nostri prodotti. Per questo ancora non mi spiego perché non fosse presente all’appuntamento importante dell’altro giorno l’Assessore al Turismo, perché il Presidente Pigliaru non abbia ritenuto fondamentale la sua presenza.
Dobbiamo imparare a lavorare insieme tra Sardi.
Non può accadere che ormai nel 2016 si possa ancora ascoltare i presidenti dei consorzi del Pecorino Romano e del Pecorino Sardo dichiarare che sarebbe importante avviare una politica comune per i due consorzi caseari per affrontare i mercati. Ma come, quindi non avviene già da decenni così ?!?!?
Dobbiamo forse tenere i piedi più per terra.
Non è probabilmente necessario guardare ai mercati più lontani e difficili (a parte per il caso specifico del Pecorino Romano), come quelli americani o asiatici, quando il mercato europeo presenta opportunità più vicine, probabilmente più facili da approcciare.
Solo pensando alla Svizzera, il suo import del settore agroalimentare vale 14 miliardi di euro. Il solo comparto enologico vale 300 milioni, per un terzo rappresentato da vini italiani, dove la Sardegna pesa per soli 3 milioni, appena l’1% del totale….
Abbiamo veramente valutato cosa può significare attivare un canale privilegiato con la Svizzera come sta tentando di fare il Canton Marittimo ? Abbiamo riflettuto a fondo e seriamente sull’immagine e la conoscenza che la Sardegna possiede già oggi in Svizzera (anche grazie a noi…) ???
Oggi il Governo Regionale della Sardegna dichiara di avere le idee chiare sull’internazionalizzazione delle nostre imprese e di poter rappresentare una guida efficace per accompagnarle alla conquista di nuovi mercati.
Personalmente, e molto umilmente, mi permetto di avere qualche dubbio……
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Antonio Lampis (giovedì, 22 giugno 2017 14:18)
Interesante, non sono un tifoso della Svizzera. Gli Svizzeri si sono presi il Ticino, regalato dal Papato per debiti di guerra. Non conosco bene il sistema Svizzero, ma se togli le banche mi sa che non ci sia poi cosi tanto da invidiare su gli Svizzeri.
Un punto che dici e che il mondo conosce il Made in Italy ma non conosce il made Sardegna. Concordo al 100% e posso aggiungere che non sanno nemmeno dove si trova la Sardegna.
Il problema Italiano e Sardo e la burocrazia, le tasse, i diriti di chi compra o clienti, di essere innocente fino a che non si prova il contrario, aprire una attivita e una sfida, le leggi ci sono ma non si rispetano , corruzione e cosi via.
Un punto di partenza e seguire il made in Italy e scritto in piccolo da dove viene il prodotto o servizio esempio: Sardegna /Cagliari, Sarroch. Dopo un po di tempo basta dire made in Sardegna/Cagliari, Sarroch e dopo un po di anni basta dire da Sarroch e risolvi il problema che nessuna sa dove la Sardegna.
Per tutto il resto non penso che la Svizzera sia la soluzione. Ma essere indipendenti, havere politici che hanno a cuore gli interessi dei citadini , no alle tasse Italiane, Dare piu diriti a chi compra o clienti, Diritti umani nel essere innocente fino a prova contraria, aprire una attivita senza problemi e pagare le tasse solo su un profito, fare rispetare le leggi per davvero, Penso che solo con questi piccoli cambiamenti gli abiatanti da 1.6 millioni passeranno a 10 millioni in pocchi anni. I Sardi non sono Svizzeri !!!!!!
Scusa gli errori ortografici ma la tastiera ha una sua autonomia fuori dal mio controllo.