
La storia della Sardegna e dei sardi è una storia intrisa di gravissimi e continui retaggi di sudditanza.
La posizione strategica dell'isola, in un Mediterraneo che era il crocevia attraverso cui si intersecavano gli interessi conflittuali delle potenze dell'antichità, l'ha resa un avamposto da occupare e sfruttare in regime di totale disinteresse per le esigenze della popolazione locale.
I sardi hanno sempre dovuto subire, a denti stretti, l'ingerenza del conquistatore di turno e, pur non avendoci fatto l'abitudine, si sono adattati a giocare di rimessa.
La storia della Sardegna e dei sardi è una storia intrisa di gravissimi e continui retaggi di sudditanza.
La posizione strategica dell'isola, in un Mediterraneo che era il crocevia attraverso cui si intersecavano gli interessi conflittuali delle potenze dell'antichità, l'ha resa un avamposto da occupare e sfruttare in regime di totale disinteresse per le esigenze della popolazione locale.
I sardi hanno sempre dovuto subire, a denti stretti, l'ingerenza del conquistatore di turno e, pur non avendoci fatto l'abitudine, si sono adattati a giocare di rimessa.
I 150 anni di appartenenza allo stato italiano avrebbero dovuto permetterci di affrancarci da questa condizione ma di fatto l'hanno aggravata, consolidando un problema culturale e di atteggiamento rabbiosamente supino da cui sembrerebbe non esserci via d'uscita.
Un indipendentismo tout-court rischia di consegnare i sardi a piccoli potentati locali derivanti dal deprecabile sistema italiano, a quegli stessi personaggi che hanno consolidato clientele dure a morire e che cavalcherebbero l'ondata indipendentista proponendosi come referenti privilegiati.
In quest'ottica, un tutoraggio della Svizzera, patria del federalismo e della democrazia diretta, condannerebbe il sistema clientelare all'oblio promuovendo e formando una inedita coscienza civica e amministrativa in tutto il popolo sardo che potrebbe, per la prima volta nella sua storia dall'era nuragica, affrancarsi definitivamente dalla deleteria mentalità di subordine passivo all'assistenzialismo. Sarebbe un sano percorso verso l'assunzione di responsabilità verso se stesso e verso un fine comune di prosperità.
Qual'è la strada che permetterebbe, a degli individui che hanno un grande potenziale inespresso, di esprimerlo e valorizzarlo con i migliori strumenti didattici e finanziari?
Quella che da accesso ai migliori insegnanti e alle basi strumentali necessarie per farlo.
In quest'ottica non c'è niente di meglio della Svizzera che, guarda caso, ha mostrato un forte interesse per il progetto Canton Marittimo.
Si tratta soltanto di lavorarci su, tutti insieme.
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