
Il modello proposto dalla Costa Smeralda, sin dalla sua nascita ha diviso sardi, e non, tra i detrattori, sicuramente una minoranza per quanto consistente, che non l’hanno mai considerata Sardegna ed anzi la vedono quasi come uno sfregio alla “sardità”, e coloro che invece riconoscono a quel progetto, sviluppato tanti anni fa da un piccolo gruppo di miliardari “istrangios” venuti da lontano, l’origine del mito della Sardegna come meta turistica di livello internazionale, oltre che un’eccellenza dell’economia sarda, capace di trasformare l’intera Gallura dalla zona dell’isola più sottosviluppata che era sino agli anni ‘50, a quella che invece è oggi.
Il modello proposto dalla Costa Smeralda, sin dalla sua nascita ha diviso sardi, e non, tra i detrattori, sicuramente una minoranza per quanto consistente, che non l’hanno mai considerata Sardegna ed anzi la vedono quasi come uno sfregio alla “sardità”, e coloro che invece riconoscono a quel progetto, sviluppato tanti anni fa da un piccolo gruppo di miliardari “istrangios” venuti da lontano, l’origine del mito della Sardegna come meta turistica di livello internazionale, oltre che un’eccellenza dell’economia sarda, capace di trasformare l’intera Gallura dalla zona dell’isola più sottosviluppata che era sino agli anni ‘50, a quella che invece è oggi.
E’ certo che quel modello pur non rappresentando l’intera Sardegna, ne è comunque una parte importante, enormemente più di quanto non lo siano le cattedrali del deserto dell’industria chimica, costate alla collettività miliardi di euro oltre a migliaia di disoccupati e cassintegrati e alla devastazione di ettari di coste e territorio.
L’unico investimento statale per l’avvio della Costa Smeralda fu la costruzione della diga sul Liscia, che portò l’acqua in quella parte di Gallura…..
Fino a cinquant'anni fa le poche famiglie che popolavano le campagne di Monti di Mola diffidavano dei terreni più prossimi al mare, malarici e improduttivi. Nessuno li voleva e spesso finivano in eredità come i pezzi meno pregiati del patrimonio familiare: quei litorali allora ripudiati, oggi sono il cuore della Costa Smeralda.
L'atto formale che segnò la nascita del Consorzio Costa Smeralda venne firmato il 14 marzo 1962.
La prima preoccupazione del neonato Consorzio fu quella di articolare delle linee di sviluppo urbanistico coerenti con il contesto paesaggistico Venne costituito, al proposito, il Comitato architettura, del quale entrarono a fare parte architetti di fama mondiale come Jacques Couelle, Luigi Vietti, Giancarlo Busiri Vici e il sardo Antonio Simon Mossa. I professionisti si trovarono al cospetto di un contesto ambientale incontaminato, ma privo di qualsivoglia forma di tutela legislativa. Eventuali speculatori intenzionati a spargere quanto più cemento possibile senza alcuna visione strategica non avrebbero trovato sul loro cammino restrizioni o ostacoli: tutto sarebbe stato loro permesso. Il Comitato architettura era nato invece proprio per stabilire delle regole precise che supplissero alla carenza di leggi di salvaguardia e, in questo senso, venne emanato un apposito regolamento edilizio.
Il rispetto per la natura si accompagnava ad una pianificazione più ampia sul piano dello sviluppo economico del territorio. L'Aga Khan lo qualificò come "Piano di sviluppo integrato": la Costa Smeralda sarebbe stata un volano per lo sviluppo di tutta una serie di aziende di svariati settori, dai trasporti all'artigianato, creando occasioni di occupazione e crescita per l'intera Sardegna e assecondando le vocazioni e le risorse del territorio. Nascevano quindi Alisarda, Cerasarda, Marinasarda, Biancasarda e Agrisarda, società gravitanti attorno all'orbita del Consorzio Costa Smeralda.
Nel 1965 venne inaugurato - inizialmente in una sede di Porto Cervo - l'Istituto professionale Alberghiero per fornire ai giovani locali la formazione necessaria per diventare camerieri, cuochi, baristi e addetti al ricevimento, laddove questa cultura non era mai esistita. Una scelta, anch'essa compresa nella concezione del piano di sviluppo integrato, giunta sino ai giorni nostri, con l'Istituto resta la più importante realtà della Sardegna nell'addestramento del personale alberghiero e di tutte le attività connesse.
Un altro settore da sviluppare fu quello del turismo nautico. Venne costituita la società Marinasarda per la gestione del molo e, nel 1967, nacque lo Yacht Club Costa Smeralda. Un luogo di vacanze di questo prestigio, inoltre, non avrebbe potuto dimenticare un altro svago per sportivi facoltosi qual era il golf. Sempre nel 1967, nel canale tra Monti Zoppu e il Pevero, il paesaggista Robert Trent Jones venne incaricato di progettare un campo da golf a diciotto buche: il Pevero golf club, il primo campo realizzato in Sardegna.
Leggendo la storia della Costa Smeralda non può non sfuggire come la visione aperta, per molti versi illuminata, di quegli uomini che la concepirono all’inizio degli anni ’60 del secolo scorso, rappresenti un modello tuttora valido, sotto tanti punti di vista, per il possibile sviluppo futuro della Sardegna in linea con le sue vocazioni: turismo, agricoltura e artigianato di qualità.
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