
Il modello burocratico dell’Unione Europea è quello in cui la burocrazia decide quanto cacao vi deve essere in un impasto di cioccolata oppure il raggio di curvatura che deve avere una banana.
La Svizzera per contro rappresenta ancora oggi lo spirito di regionalismo e d’identità locale che non vuole cedere alla pressione centralistica dell’Unione Europea.
La cosa più importante che la Svizzera ha da insegnare, in particolar modo all'Unione Europea, è molto semplice: la diversità si può difendere soltanto quando si trova un modo per vivere insieme.
«Il modello burocratico dell’Unione Europea è quello in cui la burocrazia decide quanto cacao vi deve essere in un impasto di cioccolata oppure il raggio di curvatura che deve avere una banana.
La Svizzera per contro rappresenta ancora oggi lo spirito di regionalismo e d’identità locale che non vuole cedere alla pressione centralistica dell’Unione Europea.
La cosa più importante che la Svizzera ha da insegnare, in particolar modo all'Unione Europea, è molto semplice: la diversità si può difendere soltanto quando si trova un modo per vivere insieme.
I singoli Stati americani sono molto più simili tra loro che non i 26 cantoni svizzeri. Quando si attraversano le frontiere in America non si nota nessuna differenza. Tutto è uguale, che sia Pennsylvania o New Jersey o Virginia.
In Svizzera invece quando si valica quella frontiera invisibile tra la lingua tedesca e quella francese nel canton Friburgo, si vede subito una diversità di cultura; la si “sente”. Nella Confederazione Svizzera esiste un sistema federale basato non soltanto sulle lingue, ma pure sulla cultura: di montagna o di pianura, cattolici o riformati… Il federalismo è il modo di sopravvivere; senza sarebbe stato impossibile vivere insieme. Lo Stato elvetico è basato sulla voglia di 3.000 comuni e di 26 cantoni di stare assieme in una federazione in cui i diritti sono salvaguardati dal basso verso l’alto»
«Questo è il risultato di secoli di storia elvetica: le diverse comunità svizzere si sono costruite dal basso verso l'alto, crescendo da liberi contadini o piccole associazioni di paese, e sono curiosamente “pesanti” nella loro parte bassa (sono cioè i cittadini ad aver un peso fondamentale), un po' come quelle bambole che, anche se spinte, si rimettono sempre in piedi. Il peso è in basso.
Le comunità hanno un profondo equilibrio verso il quale, come verso il punto di riposo, l'ordine sociale e politico tende a ritornare»
Con queste parole l’autorevole Professor Jonathan Steinberg, docente di Storia Moderna dell’Università di Cambridge e dell’Università della Pennsylvania, profondo conoscitore della realtà svizzera e autore dell’importante volume “My Switzerland”, descrive la Svizzera fornendo la miglior spiegazione di quel sentimento, definito con un neologismo “svizzeritudine”, che fa si che un Popolo con 4 diverse lingue (senza una propria lingua nazionale) e relative diverse culture e tradizioni, con diverse religioni, quella cattolica (40 per cento della popolazione) e quella evangelica riformata (33 per cento) principalmente, profondamente multietnica (quasi il 25 per cento degli svizzeri sono di origine straniera), che vive in un territorio altrettanto eterogeneo e nemmeno delimitato da confini geografici naturali (p.e. il canton Ticino si trova a sud delle Alpi e Basilea e Sciaffusa a nord del fiume Reno), abbia saputo trovare un unione e un’identità nazionale così forte da rendere la Svizzera quel modello di efficienza, di ordine e di concretezza che è da tanti secoli.
Il termine WILLENSNATION, ossia Nazione fondata sulla Volontà, identifica il vero collante che tiene strettamente unite persone così diverse sotto tanti aspetti e che stanno insieme SOLO perché Vogliono Stare Insieme.
Questi concetti, più di ogni altra valutazione fatta in questi mesi sulla sua solidità economica e finanziaria, sulla sua efficienza amministrativa, sul suo sistema politico della democrazia diretta, dovrebbero convincere i Sardi che la Svizzera è la “meta ideale” di una Sardegna Indipendente, non certo l’Unione Europea.
Così come dovrebbero anche rendere più chiaro perché la Svizzera ha dimostrato tanto interesse per la nostra proposta e per la nostra Isola, oltre a un minor scetticismo verso la fattibilità del progetto.
Noi Sardi potremmo portare nella Confederazione quel mare, quella terra, quel clima e tutte le opportunità relative. Il fatto che il Popolo Sardo sia potenzialmente diverso, con questi presupposti, non sarebbe certo un problema.
Secondo l’autentica filosofia della WILLENSNATION che potremmo tradurre facilmente FORTZA PARIS:
SIAMO NOI SARDI CHE DOBBIAMO VOLER STARE INSIEME, PRIMA TRA NOI, E POI CON GLI SVIZZERI !!!
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